venerdì 24 ottobre 2014

DDL omofobia: il Consiglio rimanda a gennaio. Conversazione con Paolo Zanella, presidente dell'Arcigay del Trentino

L'8 novembre di due anni fa il Comitato FirmaLove consegnava al Presidente del Consiglio Provinciale Bruno Dorigatti le firme dei 7.000 cittadini che chiedevano alla Provincia di Trento una legge contro le discriminazioni per orientamento sessuale. Da quel momento partiva il lungo iter del disegno di legge, passato attraverso le Commissioni di ben due legislature e rallentato dalle elezioni provinciali dell'ottobre 2013. Come vi abbiamo raccontato sul precedente numero di UCT, il ddl è finalmente giunto in aula lo scorso 18 settembre. Il testo che è stato sottoposto ai consiglieri nasceva da una sintesi fra quello di iniziativa popolare e quello tecnico del consigliere Mattia Civico.

In aula la maggioranza si è trovata però a dover fronteggiare l'ostruzionismo ad oltranza dell'opposizione che ha proposto 1.500 emendamenti al disegno di legge. Alcune modifiche hanno permesso di asciugare il testo, preservandone i cardini e riducendo gli emendamenti a 150. L'intervento sul ddl non è stato però sufficiente a portare in tempi rapidi la legge al voto. Anziché proseguire con il voto sugli emendamenti residui, il presidente della Giunta Ugo Rossi ha infatti preferito rinviare la discussione al prossimo gennaio, nel timore che l'ostruzionismo della minoranza potesse allargarsi alla riforma istituzionale e alla finanziaria.
Abbiamo incontrato Paolo Zanella, presidente dell'Arcigay del Trentino e primo firmatario del disegno di legge d'iniziativa popolare. A lui abbiamo chiesto le motivazioni della legge, gli ambiti di intervento e le prospettive del dibattito in consiglio provinciale.

Perché in Trentino serve una legge contro l’omofobia?
Perché nel nostro territorio, come nel resto del Paese, l’omofobia e la transfobia sono una realtà con la quale gay, lesbiche e trans si confrontano quotidianamente a scuola, sul lavoro, in famiglia. I fatti che assurgono agli onori della cronaca rappresentano solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che è presente nel nostro Paese più che nel resto dell’Unione europea, come dimostra la recente ricerca della FRA (European Union Agency for Fundamental Rights), che ci colloca con i Paesi dell’ex blocco sovietico in quanto a presenza di omofobia e a mancanza di diritti delle persone LGBT.

Quali sono gli ambiti su cui la legge si propone di intervenire?
La legge – è bene chiarirlo – è incardinata su competenze provinciali, quindi nulla a che vedere con matrimoni e adozioni o con l’estensione anche a omo e transfobia di aggravanti legate ai reati d’odio. È una legge che non vuole reprimere comportamenti, ma cercare di prevenirli. Per farlo la leva più importante rimane quella culturale. Per questo le campagne di informazione alla cittadinanza e la formazione dei docenti per contrastare il fenomeno del bullismo omofobico sono fondamentali. E sul nodo centrale della cultura abbiamo assistito alla levata di scudi da parte dell’opposizione che ha strumentalizzato la questione ponendola in termini di indottrinamento all'omosessualità. Come se ciò fosse possibile. Quando nella legge si parla di educazione all’affettività, di cultura del rispetto e dell’inclusività si fa riferimento solo al principio di uguaglianza nella diversità. Altro ambito toccato dalla legge è quello lavorativo, con percorsi di inserimento lavorativo (non si tratta di posti riservati) per le persone transessuali a rischio di marginalità sociale, specialmente durante il percorso di transizione. Poi la sanità con la possibilità di poter individuare una persona referente che possa assisterci e avere informazioni sul nostro stato di salute anche se non legalmente coniugati e con la richiesta d’attenzione nel collocare le persone trans nelle stanze di degenza in base al genere di elezione.

Qual è stato fino ad ora l'atteggiamento delle opposizioni?
Su questo ddl l’opposizione – M5S e Manuela Bottamedi esclusi – hanno messo in piedi un ostruzionismo serrato, minacciando fra le righe di riproporlo anche per la riforma istituzionale e la finanziaria, qualora questo ddl fosse passato. Il presidente Rossi ha quindi preferito rinviare la discussione a gennaio. Se l’intenzione è quella di farsi dettare la tabella di marcia dalla minoranza per tutta la legislatura, sarà difficile per la maggioranza portare a casa riforme che non siano compromessi al ribasso. E su questa legge, vogliamo ribadirlo, il compromesso è inaccettabile, visto che le minoranze vorrebbero che nel testo comparisse la famiglia come formata solo da uomo e donna aperti alla vita. La maggioranza su questo ddl si è dimostrata compatta dopo aver concordato alcuni emendamenti che accontentano le sensibilità di tutte le componenti. Aspettiamo quindi fiduciosi gennaio, perché ci dimostrino di credere veramente alla bontà e alla necessità di questa legge, respingendo gli emendamenti strumentali e le battaglie ideologiche di retroguardia della minoranza.

La proposta di legge nasce da una raccolta firme che ha coinvolto più di 7.000 trentini. Perché la politica fa così fatica a sintonizzarsi sui sentimenti dei cittadini?
La forza di questa proposta sta proprio nell’essere partita dal basso per portare all’attenzione della politica un tema centrale come quello del rispetto dei diritti umani. Hanno firmato cittadini della città e delle valli, di tutte le estrazioni sociali, di ogni età, genere e orientamento sessuale. Le persone hanno dimostrato di aver preso coscienza dell’importanza di una legge come questa e la maggior parte si sta aprendo anche sul tema dei diritti civili, mentre la politica nel nostro Paese fatica a stara al passo con l’Europa dei diritti. Anche in Trentino i partiti tendono a guardare al loro elettorato secondo un'immagine stereotipata, non capendo che su questi temi anche la base più tradizionalista o cattolica – fatta eccezione per un componente minoritaria integralista e reazionaria – si è aperta e appoggia queste battaglie di civiltà.

Quali saranno presumibilmente le prossime tappe del ddl? Gennaio vedrà finalmente l’approvazione della legge?
La discussione della legge è stata sospesa. Il Presidente Rossi ci ha promesso che dopo l’approvazione della finanziaria sarebbe stata ricalendarizzata. Per superare l’ostruzionismo abbiamo concordato con la maggioranza di tenere solo i sei articoli che rappresentano il cuore della legge, in modo da ridurre gli emendamenti da discutere da 1500 a soli 150. Si tratta di restare in aula due settimane – invece che gli improponibili sei mesi – a respingere gli emendamenti strumentali dell’opposizione. Se ci sarà la volontà della maggioranza entro primavera avremo una legge contro le discriminazioni per orientamento sessuale, identità di genere e intersessualità che sarà un vanto per la nostra provincia in termini di civiltà e rispetto dei diritti.
LE TAPPE DEL DDL
20 agosto 2012: Parte ufficialmente FirmaLove. Obbiettivo 2.500 firme in 90 giorni.
24 agosto 2012: nel primo giorno di banchetto vengono raccolte 329 firme.
29 agosto 2012: aderiscono alla raccolta CGIL del Trentino, Arci, UIL, ANPI e Comitato Se Non Ora Quando.
14 settembre 2012: l'astrofisica Margherita Hack, a Dimaro per un convegno, sottoscrive la proposta di legge.
8 novembre 2012: si conclude la raccolta: sono 6.929 le firme certificate.
15 gennaio 2013: la proposta di legge è presentata alla IV Commissione permanente del Consiglio Provinciale. Nasce il gruppo di lavoro per unificare il disegno di legge di iniziativa popolare e quello tecnico di Mattia Civico.
29 maggio 2013: si giunge a un testo unificato. Inizia l'iter di discussione in IV Commissione.
25 giugno 2013: il testo unificato riceve il parere positivo della IV Commissione.
30 gennaio 2014: dopo il cambio di legislatura, riprende la discussione del ddl in Commissione.
30 giugno 2014: la maggioranza decide di mandare il ddl in aula senza passare dal voto in Commissione.
18 settembre 2014: la legge approda nell'aula del Consiglio provinciale. L'opposizione minaccia ostruzionismo e preannuncia 1.500 emendamenti.
30 settembre 2014: Ugo Rossi comunica ai consiglieri che la maggioranza ha deciso di rinviare la discussione del ddl contro l'omofobia a gennaio.
© UCT - Uomo Città Territorio - Ottobre 2014

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