lunedì 13 ottobre 2014

Articolo 18: diritto o privilegio?


Nelle ultime settimane si parla molto dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, in relazione al progetto di riforma del Diritto del Lavoro presentato dal Governo Renzi. Cerchiamo di capire cosa dice questa norma, chi tutela e cosa comporterebbe la sua abolizione.

Cos’è l’articolo 18. L’articolo 18 fa parte della legge numero 300 del 20 maggio 1970, quella che viene chiamata Statuto dei Lavoratori. Si tratta di un insieme di norme che disciplinano la tutela della libertà dei lavoratori e dell’attività sindacale. L’articolo 18 si trova all’interno del Titolo II della legge, relativo alla libertà sindacale. In particolare questo articolo tutela dal licenziamento senza giusta causa, prevedendo il reintegro nelle aziende private con più di 15 dipendenti.

Quante persone sono coperte da questa tutela. I dati più aggiornati sono stati elaborati dalla CGIA di Mestre sulla base del Censimento Istat 2011 dell’Industria e dei Servizi. Le imprese che in Italia superano la soglia dei 15 dipendenti sono il 2,4% del totale. All’incirca 105.000 aziende che impiegano il 57,6% degli occupati nel settore privato: 6,5 milioni di individui, al netto dei lavoratori a progetto e di quelli con contratto a tempo determinato.

Il rapporto con i giovani. Per chi entra ora nel mercato del lavoro la situazione è molto differente. Secondo Il Sole 24 ORE oltre l’80% delle nuove assunzioni avvengono ormai con contratti flessibili, quelli per cui le tutele dell’articolo 18 non sono previste. Quanti sono i casi di reale applicazione Poche migliaia all’anno, fra le 3 e le 7 mila per la precisione. I dati sono approssimativi, poiché non è mai stata istituita un’anagrafe dei procedimenti giudiziari ascrivibili a questa tipologia.

Pro e contro. Per chi si batte per la sua abolizione, l’articolo 18 riguarda ormai una minoranza “privilegiata” dei lavoratori. E non solo. Si tratterebbe, in realtà, di una forma di discriminazione alla rovescia, che penalizza tutti coloro che non godono di questo beneficio. Il vantaggio di pochi rappresenterebbe inoltre una zavorra pesantissima per tutto il mercato del lavoro italiano. Coloro che invece si spendono per il mantenimento della norma sostengono, al contrario, che il numero esiguo dei processi testimonia da una parte l’importanza dell’articolo 18 come deterrente, dall’altra l’effetto modestissimo che una sua eventuale abolizione avrebbe sul nostro mercato del lavoro.

Le riforme. L’ultimo Governo a mettere mano allo Statuto dei Lavoratori è quello guidato da Mario Monti. Siamo nel 2012. La riforma Fornero trasforma profondamente la disciplina dei licenziamenti illegittimi, in particolare abolendo il reintegro automatico e sostituendolo in molti casi con un semplice risarcimento economico.
L’idea di Renzi. Il Governo sta lavorando in questi giorni alla riforma del Diritto del Lavoro con un disegno di legge che prevede l’abolizione di tutte le forme di lavoro atipico a favore di un unico contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio. La riforma, che prende spunto da quanto proposto due anni fa dal giuslavorista Pietro Ichino, riguarderebbe solo i nuovi assunti.

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