giovedì 20 novembre 2014

Ci sono muri che la storia non ha ancora abbattuto

Una settimana fa il mondo celebrava il venticinquesimo anniversario dalla caduta del muro di Berlino. Tutti si compiacevano della rimozione di una barriera che non aveva solo tangibilità fisica, ma soprattutto mentale e psicologica.

Quello tedesco non è però l’unico muro innalzato dall’uomo per separare popoli e per marcare confini. A tutt’oggi ci sono ancora più di 8.000 chilometri di filo spinato, reticolati e muraglioni: dall’Europa al Medioriente, dall’America all’Asia.

In Irlanda del Nord, ad esempio, le cosiddette “Peace Lines” separano fin dal 1969 i quartieri cattolici da quelli protestanti nelle città di Belfast e Derry. Barriere alte fino a 8 metri, fatte di metallo, cemento e con reticolati di filo spinato. La situazione di calma relativa dell’Ulster non ha ancora portato al loro abbattimento.

Spostandoci verso Est, troviamo invece la frontiera che attraversa la città di Nicosia per dividere in due l’intera Cipro. La “Linea verde” fu creata nel 1974 dall’ONU dopo l’intervento dell’esercito turco sull’isola. Negli ultimi anni i segnali di dialogo fra le comunità greco-cipriota e turco-cipriota hanno portato fortunatamente all’apertura di numerosi passaggi lungo il perimetro della barriera.

Ad aggiudicarsi il titolo di confine più tribolato d’Europa quello orientale. Grecia e Bulgaria si sono impegnate negli ultimi anni a fortificare la frontiera con la Turchia. Atene ha alzato chilometri di reticolato e filo spinato lungo il fiume Evros, confine naturale fra i due Stati; Sofia sta invece progettando la costruzione di 107 km di muro per frenare il flusso migratorio in ingresso.

Il muro più tristemente famoso lo troviamo invece in Medioriente. Qui dal 2002 Israele sta costruendo lungo i confini con la Cisgiordania e con la Striscia di Gaza una successione lunga circa 700 km di muri, trincee e porte elettroniche: un muro della vergogna che dovrebbe proteggere i cittadini di Israele, ma che costringe gli abitanti di Gaza a vivere in una specie di prigione a cielo aperto.

Non mancano esempi di strutture di questo tipo anche al di là dell’oceano. A partire dal 1994 il governo americano ha innalzato una barriera fortificata al confine con il Messico. Corre in Arizona, Texas, New Mexico e California e il suo obiettivo è ancora una volta quello di impedire agli immigranti illegali, in particolar modo messicani e centroamericani, di oltrepassare il confine statunitense.

Il muro più longevo è quello costruito fra Corea del Nord e Corea del Sud. Sessantuno anni di vita e un’estensione di 246 km, per separare e tenere lontani popoli e sistemi che faticano a parlarsi.

Passano gli anni, crollano le ideologie. L’uomo sembra però continuare a ritenere che muri e barriere siano il mezzo migliore per allontanare pericoli e minacce. Proprio l’integrazione europea dovrebbe invece dimostrare che è dalla collaborazione fra popoli vicini che nasce il benessere e la ricchezza. Non solo quella economica.

©UnderTrenta

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