Nell'ambito della quarta edizione del
Trentino Book Festival, è andato in scena lo scorso 13 giugno a
Caldonazzo lo spettacolo “In fuga dal senato”. Il testo, tratto
dall'ultimo libro della compianta Franca Rame (edizioni
Chiarelettere, 2013), testimonia la sua esperienza da senatrice
indipendente nelle fila dell'Italia dei Valori, fra 2006 e 2008. A
portarlo sul palco il compagno di una vita, il premio Nobel per la
Letteratura Dario Fo, affiancato per l'occasione da tre giovani
attori: Maria Chiara Di Marco, Jacopo Zerbo e Roberta De Stefano
(quest'ultima vista di recente a Trento in “Metafisica di un
amore”).
Un palazzetto dello sport gremito,
allestito per l'occasione in maniera semplice ed essenziale, ha
accolto con concentrazione e partecipazione le riflessioni di Fo
alternate alle letture tratte dal libro. Sul fondale, a far da quinta
alla serata, quattro grandi tele realizzate dal premio Nobel con la
collaborazione degli allievi dell'Accademia di Brera e della Scuola
di Belle Arti di Genova.
Il giullare di Varese snocciola una
dopo l'altra tutte le vicende che spinsero la moglie ad assumere la
dolorosa decisione di presentare le dimissioni dalla carica di
senatrice. Un'esperienza tragicomica e grottesca quella all'interno
dei palazzi romani, segnata dalla costante impossibilità di incidere
realmente sui meccanismi della politica nazionale. Tante le battaglie
portate avanti dalla Rame nei 19 mesi di impegno istituzionale: dalla
difesa del territorio, contro il raddoppio della base militare “Dal
Molin” a Vicenza, fino alla tutela della salute, contro i veleni
dell'Ilva di Taranto; dalla lotta agli sprechi nella pubblica
amministrazione alla salvaguardia dei diritti dei carcerati.
Il racconto dell'esperienza della Rame si alterna ai cavalli di battaglia di Fo. Come quando rievoca la rivolta dei bolognesi contro i militari francesi, nel 1334, e l'assedio alla Rocca di Galliera, espugnata a suon di proiettili di letame. O come quando racconta di come gli operai della Fiat, al termine del secondo conflitto mondiale, insorsero contro le forze di occupazione tedesche che intendevano prelevare dagli stabilimenti torinesi i macchinari da trasferire in Germania. Si è forse dimenticato Marchionne del gesto eroico di quegli uomini e di quelle donne?
Il racconto dell'esperienza della Rame si alterna ai cavalli di battaglia di Fo. Come quando rievoca la rivolta dei bolognesi contro i militari francesi, nel 1334, e l'assedio alla Rocca di Galliera, espugnata a suon di proiettili di letame. O come quando racconta di come gli operai della Fiat, al termine del secondo conflitto mondiale, insorsero contro le forze di occupazione tedesche che intendevano prelevare dagli stabilimenti torinesi i macchinari da trasferire in Germania. Si è forse dimenticato Marchionne del gesto eroico di quegli uomini e di quelle donne?
Il 15 gennaio 2008 giungevano dunque
irrevocabili al presidente del Senato, Franco Marini, le dimissioni
della senatrice Franca Rame. «Una
scelta sofferta ma
convinta», scrive la Rame nella lettera di congedo. «Mi
sono sentita 'prestata' temporaneamente alla politica istituzionale,
mentre l’intera mia vita ho inteso spenderla nella battaglia
culturale e in quella sociale, nella politica fatta dai movimenti, da
cittadina e da donna impegnata».
Un omaggio commovente e discreto quello
di Dario Fo a chi, per oltre cinquant'anni, ha condiviso con lui la
vita e il palcoscenico.
© UCT - Uomo Città Territorio - Giugno-Luglio 2014
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